“ E Dio Creò le Farfalle ”
Personale della pittrice
ANNA MARIA TANUCCI
Dio creò le farfalle ed ANNA MARIA TANUCCI inventa e inventaria cromie e istantanee di una Natura feconda e materna, offrendo allo spettatore, Icaro scalzo dell’epoca riciclata e tecno-ecologica, un déjà vu dal sapore dolceamaro.
Pittrice e fruitore rinascono farfalle, tra nuvole ovattate e profumi di zagare in fiore e spiccano il volo, ad occhi chiusi, via dal baricentro forzato, prigione e gravità, per annegare nelle sinfonie del silenzio. Nel lemma enciclopedico della TANUCCI, la Donna-Farfalla assapora e sintetizza Cielo e Terra, infanzia e maturità, passato e futuro, su coordinate figurative saldamente ancorate al naturalismo espressivo.
Attraverso un processo di lib(e)razione, la pittrice di Lizzano (TA), novella Demetra, plasma il cosmo, declinando luce e colore con tratto abile ed esperto, senza tentare forzature avveniristiche o troppo artate. L’arte non deve rappresentare la realtà, deve indagarla con lenti speciali, deve decontestualizzarla e ricostruirla, deve smembrare il mosaico delle false certezze, depurarlo dalla saccenteria del muto obiettivo e conferire forma e colore alla weltanschauung del soggetto pensante. La vita è nei particolari. Se guardi attentamente da vicino, vedi la bellezza in ogni cosa.
ANNA MARIA fotografa, con grande efficacia e precisione, non la singola farfalla e il fiore di turno su cui essa riposa, bensì la primavera della vita, inscenando coreografie di crome e cromie, effigiando il lieve passo di danza che permette di saggiare l’infinito. In tele poliglotte, dal retrogusto a tratti didascalico, custodisce la poesia del volo, ponendo in ribalta monologhi documentaristici e (furbescamente) ecologici.
La produzione della TANUCCI irradia prismaticamente calore e pace, tra le ferite sottaciute di una natura primordiale; affascina e insieme sconcerta per la semplicità della sua struttura, in cui però non tutto appare scontato, poiché l’occhio dell’Artista interroga e assapora a piccoli morsi la verità, per scoprire, in comunione con lo spettatore, armonie recondite nell’Anima Mundi. “La semplicità è l’ultima delle sofisticazioni”, Leonardo Da Vinci docet.
LUIGI PIGNATELLI Taranto, 14 ottobre 2008
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mercoledì 8 luglio 2009
lunedì 6 luglio 2009
Tommaso Resta, il "Monello"
“ Cogito Ergo Sum ”
Prima personale
del pittore TOMMASO RESTA, IL “MONELLO”
Classe 1979, l’innovativo pittore TOMMASO RESTA , il “MONELLO”, con la sua produzione artistica, architetta e realizza un ponte sospeso tra gli eroi a tutto tondo dei fumetti del secolo scorso e le cibernetiche presenze aliene del cinema contemporaneo. Nel caleidoscopio di incantesimi che il writer originario di Mottola ci regala, l’Uomo respira e fagocita sabbia e terra, mito e fantascienza, realtà e sogno, cinema e letteratura, vagiti risoluti e incertezze crepuscolari, poesia da Street Art e rigorismo d’Accademia, su coordinate cartesiane che centrano e debordano l’humus in cui TOMMASO è nato e cresciuto. Coerede di Cartesio, l’Artista brandisce e plasma il cogito - con cui la scuola fenomenologica designa l’autoevidenza esistenziale del soggetto pensante, cioè la certezza che il soggetto pensante ha della sua esistenza in quanto tale - e, sulla rotta di Svevo, sostituendo penna e calamaio con pennarello e smalto, fraziona e transustanzia coscienza e discernimento, esplorando l’inconscio rivelato e rivoluzionato da Schopenhauer e Freud.
L’itinerario di RESTA procede con disinvoltura e mestiere, sia sul piano formale, sia su quello ideologico, verso l’approfondimento di una visione della vita e di una concezione della pittura (e, più in generale, dell’arte) chiaramente definite sin dai primi graffiti, partoriti in tenera età. Poetiche e tecniche, con l’avanzare degli anni (relativamente pochi, in verità) si perfezionano, si precisano, acquistano spessore, per un lavoro di scavo che non rinnega il punto di partenza, lento, discreto, privo di voluttà narcisistiche. Come Montale (in poesia), il MONELLO trasmigra (su tela, legno o parete), rinvenendola negli oggetti, negli aspetti più ovvi, la condizione di un cosmico male di vivere: la sua pittura è consapevolezza della negatività, del non essere, del mancato realizzarsi dell’uomo. Si affida alla catena di rapporti che la scintilla analogica mette in moto e ricerca la possibilità di soluzioni che la realtà dell’esperienza gli offre. Analizzando le canalizzazioni e le mascherature dell’inconscio, smonta l’orizzonte quotidiano e reinventa, con un pizzico di ironia ed autoironia, un Olimpo di demoni antropomorfi, in cui il simulacro della sua adolescenza regge, novello Atlantide, i massi stratificati della psiche e delle imposte, perché “Qui c’è un gran casino! [e] Io non ho stato!”.
La Musa di TOMMASO indaga i lemmi e le ragioni di una società ormai priva di fedi e valori sicuri, in cui “Il Mostro della Tv” ci mangia il cervello, e ispira opere a volte semplici (ma mai semplicistiche), a volte complesse nella costruzione, di matrixiana memoria, spesso labirintica e onirica. Il dedalo misteriosofico che appare allo spettatore, novello Teseo, è arricchito da simboli che RESTA, con raziocinio, dissemina sulla tela; codici che celano e svelano (anche sotto forma di rebus) la filosofia dell’artista e che conferiscono rigore e ordine al disordine cromatico delle sue monellate. Ospite di numerose collettive e dell’EXPO ARTE di Bari (nel 2007 e nel 2008), Il “Pirata” di Palagianello (TA) - città in cui vive ed opera - nel 2007 riceve il prestigioso Premio Internazionale ANTHONY VAN DYCK. “COGITO ERGO SUM” è la prima mostra personale del MONELLO, TOMMASO RESTA, a cura dell’Associazione Culturale Hermes, nell’ambito della IV Edizione dell’HERMES ART FESTIVAL. A giorni discuterà la tesi di laurea presso l’ACCADEMIA DI BELLE ARTI di Bari.
Luigi PIGNATELLI - Taranto 13 ottobre 2008
Prima personale
del pittore TOMMASO RESTA, IL “MONELLO”
Classe 1979, l’innovativo pittore TOMMASO RESTA , il “MONELLO”, con la sua produzione artistica, architetta e realizza un ponte sospeso tra gli eroi a tutto tondo dei fumetti del secolo scorso e le cibernetiche presenze aliene del cinema contemporaneo. Nel caleidoscopio di incantesimi che il writer originario di Mottola ci regala, l’Uomo respira e fagocita sabbia e terra, mito e fantascienza, realtà e sogno, cinema e letteratura, vagiti risoluti e incertezze crepuscolari, poesia da Street Art e rigorismo d’Accademia, su coordinate cartesiane che centrano e debordano l’humus in cui TOMMASO è nato e cresciuto. Coerede di Cartesio, l’Artista brandisce e plasma il cogito - con cui la scuola fenomenologica designa l’autoevidenza esistenziale del soggetto pensante, cioè la certezza che il soggetto pensante ha della sua esistenza in quanto tale - e, sulla rotta di Svevo, sostituendo penna e calamaio con pennarello e smalto, fraziona e transustanzia coscienza e discernimento, esplorando l’inconscio rivelato e rivoluzionato da Schopenhauer e Freud.
L’itinerario di RESTA procede con disinvoltura e mestiere, sia sul piano formale, sia su quello ideologico, verso l’approfondimento di una visione della vita e di una concezione della pittura (e, più in generale, dell’arte) chiaramente definite sin dai primi graffiti, partoriti in tenera età. Poetiche e tecniche, con l’avanzare degli anni (relativamente pochi, in verità) si perfezionano, si precisano, acquistano spessore, per un lavoro di scavo che non rinnega il punto di partenza, lento, discreto, privo di voluttà narcisistiche. Come Montale (in poesia), il MONELLO trasmigra (su tela, legno o parete), rinvenendola negli oggetti, negli aspetti più ovvi, la condizione di un cosmico male di vivere: la sua pittura è consapevolezza della negatività, del non essere, del mancato realizzarsi dell’uomo. Si affida alla catena di rapporti che la scintilla analogica mette in moto e ricerca la possibilità di soluzioni che la realtà dell’esperienza gli offre. Analizzando le canalizzazioni e le mascherature dell’inconscio, smonta l’orizzonte quotidiano e reinventa, con un pizzico di ironia ed autoironia, un Olimpo di demoni antropomorfi, in cui il simulacro della sua adolescenza regge, novello Atlantide, i massi stratificati della psiche e delle imposte, perché “Qui c’è un gran casino! [e] Io non ho stato!”.
La Musa di TOMMASO indaga i lemmi e le ragioni di una società ormai priva di fedi e valori sicuri, in cui “Il Mostro della Tv” ci mangia il cervello, e ispira opere a volte semplici (ma mai semplicistiche), a volte complesse nella costruzione, di matrixiana memoria, spesso labirintica e onirica. Il dedalo misteriosofico che appare allo spettatore, novello Teseo, è arricchito da simboli che RESTA, con raziocinio, dissemina sulla tela; codici che celano e svelano (anche sotto forma di rebus) la filosofia dell’artista e che conferiscono rigore e ordine al disordine cromatico delle sue monellate. Ospite di numerose collettive e dell’EXPO ARTE di Bari (nel 2007 e nel 2008), Il “Pirata” di Palagianello (TA) - città in cui vive ed opera - nel 2007 riceve il prestigioso Premio Internazionale ANTHONY VAN DYCK. “COGITO ERGO SUM” è la prima mostra personale del MONELLO, TOMMASO RESTA, a cura dell’Associazione Culturale Hermes, nell’ambito della IV Edizione dell’HERMES ART FESTIVAL. A giorni discuterà la tesi di laurea presso l’ACCADEMIA DI BELLE ARTI di Bari.
Luigi PIGNATELLI - Taranto 13 ottobre 2008
Tiziana Prontera "Il drago e il mare"

Opera di Narrativa (108 pagg.)
Horizon Editoria - Pulsano, 2008
Emula di San Giorgio, TIZIANA PRONTERA sopprime il Drago, nutrito da paure inconsce, restituendo ai sensi della protagonista Flavia, e ai nostri, l’abbraccio ristoratore del Mare, nido caldo e fecondo, in cui passato, presente e futuro si fondono, cristallizzando istantanee di crome e versi.
Co-protagonista indiscusso del romanzo, il Mare veste, metaforicamente e pragmaticamente, i panni di un terapista gratuito (a portata di piedi), che svela e disvela gli altalenanti equilibri di una vita consumata fino al midollo. Emblema della donna del terzo millennio, Flavia, perennemente in bilico, funambola avanza sul filo strappato alla primavera della vita.
Novella Wendy, cerca la sua isola nei fantasmi dell’amore passato o tra gli ambigui presagi di Morfeo; nel sorriso o negli occhi logorroici e schietti dell’amica giunta dalla Russia; nelle carezze o nell’estasi dell’amico più intimo; nella tenera ribellione alle tradizioni di mamma e papà, angolo e cateto del trittico equilatero, in aria dell’amore nel nido di famiglia, non biologico ma anagrafico e viscerale.
L’orizzonte polinomiale dell’ultima fatica letteraria di TIZIANA PRONTERA, valente scrittrice e poetessa originaria di SAVA (TA), delimita e deborda le rive di uno specchio d’acqua, multisfaccettato e polifonico, in cui il lettore di ogni età nuota con disinvoltura e mestiere, perché respiro, battito e bracciata di Flavia e TIZIANA sono sincroni. L’Autrice utilizza diciotto differenti chiavi (una per capitolo) per aprire lo «scrigno di latta» - forziere dell’oblio in cui la protagonista, sulla rotta di Pandora, custodisce la speranza - e tratteggia e dilata, con penna mai ridondante o arzigogolata, flash back e digressioni dal cromatismo a volte melanconico, a volte fatato, a volte sinfonico. L’autrice, attraverso una prosa leggera e di facile consumo, ci conduce per mano nei labirinti dell’anima di un’eroina dei nostri tempi, illuminata da una visione altra, da una lente magica, poetica, a tratti surreale, che le permette di comprendere che, in fondo, «il tempo non esiste» e che «l’amore è come la pasta».
Opera letteraria di grande pregio, “Il Drago e il Mare” vanta un’edizione di tutto rispetto, curata dalla Horizon Editoria, e una veste grafica che riscopre, grazie all’intuizione della Direttrice Artistica ANNA MARIA TANUCCI, il lusso e l’immediatezza della semplicità e il valore prismatico e camaleontico del bianco, miscellanea pura e spontanea di luce e rifrazione. In simbiosi ed osmosi d’emozioni e di metafore con l’Autrice, l’Associazione Culturale Hermes ha conferito alla Mecenate DINA TURCO - scrittrice nata a Pulsano (TA), critico d’arte e di letteratura contemporanea, nonché titolare della Horizon Editoria - uno dei tre Premi Speciali “Anima di Latta” 2008, nell’ambito della IV Edizione dell’HERMES ART FESTIVAL, per l’ottimo lavoro svolto nella confezione dell’opera di narrativa.
Luigi PIGNATELLI - Taranto, 13 ottobre 2008
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